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La pianificazione di emergenza ha un ruolo fondamentale nell’ambito delle attività di prevenzione. In considerazione delle fenomenologie attese e dell’elevata esposizione del territorio che potenzialmente può essere coinvolto, per il rischio vulcanico tale attività viene svolta, in molti casi, a partire dal livello nazionale. I vulcani italiani hanno evidentemente caratteristiche diverse, con diverse tipologie di effetti e di rischio, e i piani nazionali e territoriali di emergenza sono basati su scenari di riferimento e livelli di allerta propri di ciascun vulcano.
La pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico si basa su uno o più scenari di riferimento che descrivono le fenomenologie attese e individuano il territorio esposto tenendo conto dello stato attuale del vulcano, sulla base della sua storia eruttiva, e con l’aiuto di modelli di simulazione fisico-
La pianificazione nazionale viene elaborata per gli scenari che hanno un impatto rilevante sul territorio, tale da richiedere l’intervento del Servizio nazionale della protezione civile ed individua la più opportuna strategia di intervento da porre in essere in caso di emergenza (quali allontanamento della popolazione dalle aree a rischio, gemellaggi, misure di salvaguardia ed assistenza). Per le fenomenologie con minor impatto sono gli enti territoriali, anche con il supporto del Dipartimento, ad avere il compito di individuare le misure operative da intraprendere nelle proprie pianificazioni di emergenza.
Sulla base dell’attività del monitoraggio del vulcano avviene la valutazione da parte della comunità scientifica dello “stato del vulcano” e, nella maggior parte dei casi, delle possibili evoluzioni dei fenomeni anche nel breve periodo. In tal senso la pianificazione di emergenza si basa sui livelli di allerta, che rappresentano, per ciascun vulcano attivo italiano, una schematizzazione dello stato di attività vulcanica esprimendo, sulla base delle fenomenologie e delle valutazioni di pericolosità rese disponibili dai centri di competenza, una condizione di equilibrio/disequilibrio del sistema vulcanico nel suo complesso attraverso quattro colori: verde, giallo, arancione e rosso.
A partire dai livelli di allerta, ma anche sulla base di altre valutazioni di natura operativa, nella pianificazione è prevista l’attivazione di fasi operative, cui corrispondono le misure di emergenza che le diverse componenti e strutture operative del sistema devono attuare e prevedere nelle rispettive pianificazioni di settore, per garantire una risposta coordinata di diversi soggetti per il conseguimento di obiettivi specifici e settoriali.
Ai diversi livelli territoriali per gli enti e le amministrazioni coinvolte, vengono organizzate esercitazioni di protezione civile per testare le procedure operative previste nelle pianificazioni e informare la popolazione, ma anche attività specifiche di educazione e informazione agli operatori ed alla popolazione quali incontri educativi, volti ad incrementare la conoscenza e la percezione dei rischi, dei piani di emergenza, delle norme di comportamento da osservare in caso di crisi anche da parte dei singoli cittadini e per far crescere la cultura di protezione civile.
Le pianificazioni di emergenza inoltre dovrebbero essere recepite nelle pianificazioni territoriali, per ridurre l’esposizione al rischio anche evitando nuove costruzioni nelle aree individuate, e elaborando regolamentazioni urbanistiche che riducano la vulnerabilità delle costruzioni, non solo per il rischio sismico, ma anche per alcune fenomenologie vulcaniche di minore impatto (es. caduta e accumulo di ceneri).